Caro Don Danilo,
non è semplice riassumere questi due anni trascorsi insieme nel paio di pagine che ti scriviamo… ci proviamo, partendo forse dalla parola più semplice, che porta con sé un profondo significato: GRAZIE.
GRAZIE perché sei stato per noi un prezioso dono. Non serve, né è nostra intenzione, andare a riaprire una ferita come quella che tutti noi della Bovisa portiamo sulla nostra pelle, ma il tuo essere arrivato da noi proprio nel settembre 2021, ci ha insegnato tanto: in un mondo dove siamo portati a scegliere sempre la via più semplice, quella più sbrigativa, quella meno tortuosa, quella che sembra ci darà meno preoccupazioni, tu, nonostante il tuo carattere riservato e introverso, sei in realtà un esempio: la scelta del
voto di obbedienza che in quanto oblato hai fatto non può, anzi non deve passare inosservata.
E per noi che con mano abbiamo potuto toccare e conoscere anche solo in minima parte il tuo servizio, c’è uno splendido frutto da raccogliere: il mettersi al servizio. Non importa quanto impegnativo o scomodo sarà l’impegno che ti viene chiesto di assumere; nella situazione di bisogno, quando una comunità si ritrova in una situazione di difficoltà, non c’è spazio per manie di grandezza, egoistici desideri o capricciosi bisogni: c’è solo l’obbedienza al Suo comando, e il mettersi al Suo servizio. Questo è forse uno dei più grandi insegnamenti che ci lasci, e del quale, di cuore, ti ringraziamo.
GRAZIE perché con il tuo modo di stare fra noi ci hai fatto comprendere quanto sei innamorato di Gesù. Grazie per averci permesso di vedere e cogliere la passione e l’attenzione con cui ti dedichi alla liturgia, la tua preparazione in ambito teologico, la meticolosità e il rigore che applichi non solo nella celebrazione della messa, ma anche nel prenderti cura del tuo rapporto con il Signore, e soprattutto nel tuo non essere mai presuntuoso o sentirti arrivato, ma continuamente in cammino nel dedicarti con passione allo spazio che riservi al Signore nella tua vita. Sono un dono grande, un dono splendido che lasci a questa comunità.
GRAZIE per il tempo donato in oratorio, grazie per i cammini di catechesi, grazie perché nonostante l’apparente formalità che ti contraddistingue nell’aspetto e nel carattere, non ti sei mai sottratto alle iniziative proposte per i ragazzi. Pur riconoscendo i tuoi limiti, e facendoci capire anche talvolta con
pesanti sospiri, che quello che ti si stava chiedendo proprio non era il tuo, ti sei messo in gioco, ti sei, concretamente parlando, caricato pesanti zaini sulle spalle, e sei partito con noi per avventure in cui non sapevi se saresti riuscito, dormire in un letto o chissà su quale inospitale pavimento. E allora non è forse questo il dono più grande? Hai voluto dirci “vi voglio bene” non con le parole, ma scegliendo e accettando, di lasciare da parte le tanto care comodità, per metterti in gioco. Ecco don, chi ti ha davvero conosciuto, se ripensa a questi due anni passati con te e le esperienze vissute insieme, non solo ricorda con piacere quei momenti, ma con certezza porta nel cuore quel momento, quell’attimo, quel gesto che hai compiuto e con il quale hai detto “ti voglio bene!”
Con gli adolescenti, nella vacanza a Cervia, ci ha guidato un passo del Vangelo di Luca: la parabola del seminatore. Concludiamo allora riportando – ci perdonerai – non le tue parole esatte di quell’omelia, ma il messaggio che hai voluto lasciarci: questa parabola non vuol dire arrendersi all’idea che parte del seme gettato morirà perché calpestato, mangiato dagli uccelli oppure caduto sulla pietra o fra i rovi. Ma vuol dire IMPEGNO: impegnarci nell’ascoltare la Sua parola, custodirla, permetterle di produrre frutto con
perseveranza. È prendersi cura e impegnarsi, affinché il proprio terreno non sia sterile ma buono, perché il seme possa germogliare. L’impegno che ci viene chiesto non è uno sforzo fine a sé stesso, ma è invece il mettersi a disposizione di ciò che Dio ti sta chiedendo in particolare in questa stagione della tua vita.
L’impegno è trovare quella parola che ti segna e custodirla nel tuo cuore, perché possa diventare frutto splendido dell’amore di Dio. Nella speranza, allora, di poter ammirare, un domani, nella nostra Bovisa, i
rigogliosi frutti di chi oggi ha tanto seminato con amore, passione, dedizione, e attenzione… nella speranza di accogliere il tuo invito a non lasciare incolto il terreno, ma prendercene sempre cura… nella speranza che nulla vada perduto, e che ciascuno di noi custodisca nel cuore il tempo trascorso
insieme…
Grazie di cuore, caro don, per aver seminato fra noi!
I tuoi ragazzi dell’oratorio
17/09/2023