Santi Giovanni e Paolo

Costruita negli anni Sessanta del XX secolo, la chiesa è dedicata all’ex arcivescovo di Milano, il cardinale Giovanni Battista Montini, eletto papa con il nome di Paolo VI. Il progetto dell’edificio sacro è degli architetti Luigi Figini e Gino Pollini. La chiesa è il secondo edificio milanese adibito al culto, dopo quella dedicata alla Madonna dei Poveri, a Baggio, dei due architetti, coetanei e stretti in un sodalizio professionale nato poco dopo la laurea e protratto sino alla scomparsa di Figini, nel 1985. I lavori di costruzione partirono nel 1964 e si conclusero nel 1968. La chiesa venne consacrata il 29 giugno 1967 ed eretta in parrocchia con decreto dell’arcivescovo cardinale Giovanni Colombo.

 

Orari apertura
Dal lunedì al venerdì 07-18.30
Sabato 07-19
Domenica 07.30-18.30


Dal sito lombardiabeniculturali.it:

 

“Il complesso ecclesiastico occupa un lotto trapezoidale alla Bovisa, periferia ovest di Milano, delimitato dalle vie Catone, Patti e Maffucci e attestato con altri fabbricati sino al limite di viale Jenner.

L’impianto è organizzato attorno a due fabbricati distinti e contrapposti, dalla forma molto irregolare, con un perimetro costituito dal continuo ricorso a linee spezzate, un incessante susseguirsi di avanzamenti ed arretramenti; non v’è linea che non s’intersechi ad angolo retto, nessuna inclinazione anomala ma compenetrazione continua tra esterno ed interno.

Vi è partecipazione anche del verde alla definizione degli spazi, di volta in volta con l’erba di prato che si insinua negli interstizi o con la chioma di alberi disposti a filare sul bordo del lotto o addossati all’edificio. L’alternarsi dei volumi genera scorci su zone in ombra, racchiuse in un chiostro o, piuttosto, aperte, nel disporsi delle facciate rivestite in cotto a differente tessitura, in un continuo e vibrante mutare di luce.

Ciò che più colpisce emotivamente di questa chiesa non è soltanto lo sviluppo dei prospetti, ma è soprattutto l’interno, dove alla bellezza del perimetro della grande aula unica si aggiunge la determinante partecipazione della luce.

Entrando nel tempio, da via Patti, attraverso il sagrato protetto da un porticato, ci si trova in uno spazio dilatato, definito dalle bianche pareti dalla irregolare superficie, dai pilastri scabrati in cemento armato, come roccia che si spezza e si frantuma originando linee ascendenti, verso la luce che spiove dall’alto. Annunciato da una intensa colorazione blu e dalla sonorità lieve, ma percettibile, di una caduta d’acqua, lo spazio del Battistero si apre attraverso un diaframma a lato della navata; al centro un monumento marmoreo vive per la presenza dell’acqua, una singola nota, una goccia che scivola su di esso e cade nella sottostante vasca; l’armoniosa combinazione della luce e del suono genera suggestioni poco lontane da quelle evocate da una grotta naturale.

Il trattamento della superficie muraria, l’avvincente mediazione della luce e il dispiegarsi consapevole degli spazi fanno di questo edificio un luogo sublime di concentrazione e di meditazione; Figini e Pollini rivisitano la cappella di Notre Dame du Haut, a Ronchamp, edificata un decennio prima da un maestro del Movimento moderno, raccogliendone i principii ispiratori”.