Avvento / “Portateli qui a me”

Siamo nell’episodio della prima moltiplicazione. Chi parla è Gesù. <Portateli qui a me> (Mt 14, 18), è una frase pronunciata con straordinaria forza che risuona imperativa alle orecchie dei Dodici. Ha risuonato anche alle nostre. Noi del Consiglio Pastorale eravamo riuniti per riflettere sulla Celebrazione Eucaristica. Abbiamo immaginato la situazione. Come non capire gli Apostoli che, di fronte a quella folla, non sapevano cosa fare? La gente avrà avuto pure fame… Soluzione: diciamo di andarsene. <Date loro voi stessi da mangiare>, risponde serafico Gesù. Fa in fretta a dire così, avran pensato quelli. Lo pensiamo anche noi molte volte: come rispondere ai bisogni di chi arriva qui in cerca di lavoro, di casa, di serenità?

Fatichiamo a vivere, figuriamoci se possiamo occuparci degli altri! Ecco che Lui interviene: <No, non mandateli a casa; date voi loro da mangiare. Non hanno bisogno di andarsene>, aggiunge Gesù, perché Lui sa di cosa davvero abbiamo bisogno. Ma come si fa a sfamare tanta gente con soli cinque pani e due pesci? Sono un niente! <Quei sette pezzi di cibo>, scrive il cardinal Martini ne “Il pane per un popolo”, <sono pochissimo, è vero, ma è il nostro poco niente che vi viene chiesto di offrire>.

A noi il commento del nostro amato cardinale ha colpito molto. Ci siamo sentiti subito coinvolti e le parole di Gesù, pronunciate duemila anni fa, sono divenute immediatamente attuali, da vivere ora. Gesù è presente ora e per sempre: in ogni Eucarestia si dà a noi. E noi abbiamo il desiderio di affidargli quel “poco niente” che siamo, affinché Lui sazi il nostro bisogno di fame e sete di amore, di verità, di giustizia.

Con il nostro “poco niente” Lo imploriamo di darci la Pace, la Sua Pace. A Lui vogliamo andare incontro in questo tempo di Avvento, da Adventus, cioè venuta, arrivo. Gesù viene e noi muoviamo il nostro cuore, tesi verso di Lui.

Il profeta Elia ci dice che il Signore è “nella brezza leggera” (Primo libro dei Re 19, 9-13), perciò disponiamoci a fare silenzio per ascoltare le parole di Dio e dei fratelli. All’incontro con Gesù portiamo il grido di chi ci vive accanto in famiglia, a scuola, al lavoro, di chi vediamo nei telegiornali. Carichiamo il fratello sulle nostre spalle, come abbiamo visto fare da quella bimba di Gaza che doveva portare in salvo la sorellina ferita, e portiamolo a Gesù. È tempo di preparare il nostro cuore all’Avvenimento, perché sia Natale tutti i giorni.

don Fabio