“La chitarra che mi regalò mia mamma e quel rapporto col Signore che ricominciò”

Proseguono i nostri incontri volti a conoscere chi si impegna nelle attività parrocchiali. Stavolta abbiamo parlato con Domenica Barcella (Mimma), che con la sua chitarra accompagna il coro della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo.


Quando hai iniziato a suonare la chitarra in chiesa?
“Avevo circa 13 anni, iniziai a strimpellare una chitarra che avevamo in casa, però facevo già parte del coro parrocchiale a Reggio Calabria nella parrocchia di “Spirito Santo”; poi iniziai a studiare chitarra, frequentando lezioni con un maestro, mi sarebbe piaciuto accedere al Conservatorio di Musica, ma le condizioni economiche della mia famiglia non me lo permettevano, pertanto, continuai a studiare privatamente, iniziando a suonare in Chiesa quando avevo 14 anni insieme ad un’amica”.

Cosa provi nel dedicarti a questo servizio?
“Provo gioia dal profondo, è un momento che definisco “terapeutico” per me, faccio qualcosa che mi appassiona e lo faccio insieme alla Comunità, si prega insieme come un corpo solo e la relazione con Dio
diviene tangibile”.

Se non ricordo male non molto tempo fa ti hanno rubato la chitarra…
“Purtroppo si, era una chitarra regalatami dalla mia cara mamma (adesso in cielo), un dono ricevuto in un
momento particolare della mia vita, in cui mi ero isolata sia fisicamente che mentalmente da altri contesti,
limitando la mia vita alla gestione della famiglia e al lavoro, non andavo più a Messa, mia madre capì che
avevo bisogno di qualche stimolo e lei conosceva bene la mia passione per la chitarra e per la liturgia, perciò mi portò in un negozio di strumenti musicali e mi fece scegliere la chitarra, “quella chitarra”. Come si può intuire, quello strumento rappresentava per me qualcosa di molto significativo, oggettivamente era la prova materiale di una relazione (quella con mia madre) che non aveva bisogno di parole per essere spiegata, fatta di sguardi, intesa ed emozioni. Quando mi accorsi che la chitarra era stata sottratta dalla chiesa provai molta rabbia e piansi, mi sembrò di perdere nuovamente mia madre, pensai a quanto, alcuni gesti, possano pesare e ben oltre al valore materiale del bene sottratto, difatti, quella chitarra aveva un valore di mercato davvero irrisorio, non credo che qualcuno ci abbia fatto grossi guadagni. Però, con il tempo, ho capito che bisogna perdonare e quindi spero che quella chitarra sia suonata ancora da qualcuno e che qualcuno, suonandola, sia felice così come lo ero io. Devo poi ringraziare mio marito, che subito mi ha regalato una nuova chitarra”.


Chi canta prega due volte. Come descriveresti questa frase? L’organo sicuramente ha la sua sacralità… e la chitarra?
“Sono d’accordo che la preghiera cantata è davvero elevazione altissima, relazione con Dio, e non so se se valga due o più volte, ho sempre sentito dire che chi canta/suona prega due volte, ma personalmente, vivo quel momento con molta intensità e sento davvero la relazione con Dio. Sono d’accordo anche sul fatto che l’organo resti lo strumento principe della liturgia, difatti sono un’estimatrice degli organi ed ammiro organisti ed organari, mi sono appassionata ed ascolto volentieri la musica organistica, faccio anche parte del “Comitato Organo Tamburini” ed ho contribuito, nel mio piccolo, all’opera di restauro dell’organo a canne parrocchiale; non oso azzardare paragoni tra i due strumenti organo e chitarra, e men che meno tra la sottoscritta ed i musicisti professionisti, io mi autodefinisco una “musicante” giacché non ho compiuto percorsi accademici specifici, ben distante dai virtuosi professionisti, quel che mi sento di esprimere, riguardo all’uso di strumenti musicali diversi dall’organo, tra cui la chitarra, è che suonare o cantare al servizio della liturgia debba essere fatto in modo appropriato, e debba obbedire alla regola di favorire al massimo il raccoglimento e la preghiera, pertanto, non amo i suoni “aggressivi”, l’accompagnamento musicale deve essere delicato, deve semplicemente appoggiare il canto
fornendo una base melodica, difatti io arpeggio sulle corde della mia chitarra; ho seguito alcuni corsi proposti dalla diocesi e ne ho tratto tanti insegnamenti. Ho ancora tanto da imparare, ovviamente, ma ricevo costantemente aiuto e suggerimenti da Jessica Merli, che ci dirige e che ringrazio dal cuore”:

Se uno sa suonare la chitarra è già a buon punto, o no?
“Penso che cantare e suonare in Chiesa sia un grandissimo onore ma anche una grossa responsabilità, personalmente cerco di attuare una distinzione netta tra il contesto liturgico e gli altri contesti, perché suonare in chiesa è diverso che accompagnare il canto “sulla spiaggia con gli amici”, è diverso dal canto dei musical ed è diverso dal karaoke. Il servizio liturgico deve sempre obbedire al contesto e favorire il più possibile il dialogo con Dio, dialogo in cui il coro guida la Comunità che vuole unirsi. Quindi, niente suoni aggressivi e niente canto urlato o sguaiato, nessuna esuberanza, che ritengo siano fonti di distrazione per chiunque”.


Quando seri arrivata a Milano?
“Mi sono trasferita nel 1993 dopo avere vinto un concorso al Ministero dell’Interno nei ruoli civili presso
la Questura, nel frattempo ho conseguito la laurea in economia e commercio e un master in materie psicopedagociche, attualmente mi occupo della materia di Protezione Internazionale presso l’Ufficio Immigrazione, coordino il nutrito gruppo dei Mediatori linguistici culturali esterni che collaborano con i nostri Uffici. Il mio lavoro mi consente un quotidiano confronto con nazioni e culture diverse e mi arricchisce sempre più di nuove esperienze”.


Ci potresti parlare della tua famiglia?
“Sono sposata con Antonio dal 1998 e abbiamo due figli: Mario, che ha 25 anni e Giovanni, che ha 24 anni. Io ed Antonio abbiamo affrontato tantissimi sacrifici per la gestione dei nostri due figli
“quasi gemelli”, non avevamo nessun parente vicino perché le nostre famiglie d’origine erano al Sud, quindi ci siamo rimboccati le maniche ed abbiamo affrontato la responsabilità della famiglia da
soli; i nostri figli sono due validi professionisti, hanno affrontato severi percorsi di studio e formazione, sono fiera di loro. Per tutto ringrazio Dio”.

Progetti futuri?
“Ho un sogno ancora da realizzare: diplomarmi in chitarra”.