Gli Esercizi Spirituali e la Quaresima

Da lunedì 18 febbraio a venerdì 23 febbraio si terranno gli Esercizi Spirituali della nostra Comunità Pastorale. Il tema di quest’anno è: “Rendimi la gioia di essere salvato – Cammino sul Sacramento di riconciliazione col Salmo 50”. Due gli appuntamenti durante la giornata:

alle 6.40 del mattino in SMBC (lodi, meditazione, silenzio e preghiera, a seguire la Messa alle 7.30);
alle 18.40 in SGP, dopo la messa delle 18, vespri, meditazione, silenzio e preghiera. Ciascuna meditazione avverrà partendo dal testo “Scuola della Parola col Salmo 50” di Carlo Maria Martini.

Alcune informazioni utili:

Scopo degli Esercizi spirituali: mettere ordine nella vita, cercare e trovare la volontà di Dio nella nostra esistenza;

Condizioni: gli Esercizi si fanno, non si ascoltano soltanto, sono un po’ come gli esercizi fisici (correre, fare muscoli…). Sono un’esperienza da fare in modo attivo: è necessario portare con sé quaderno e penna e la Bibbia (o almeno il Vangelo).

La parte fondamentale è il silenzio (20 minuti dopo ciascuna meditazione): il Signore parla in generale attraverso la Scrittura e la Chiesa, ma parla anche a noi, dicendoci quella parola che non rivela a nessun altro;
Premessa: Prima di iniziare poniamoci queste domande. Come arrivo alla settimana di Esercizi? Entusiasta o stanco, amareggiato o in pace? E una seconda domanda: come vorrei uscire da questi esercizi? Qual è la grazia che chiedo, che più desidero?

Il tempo della Quaresima è tradizionalmente proposto come un tempo di digiuno, penitenza, in preparazione alla Pasqua. Ma perché digiunare? Gesù nel Vangelo di oggi risponderebbe così: “Perché l’uomo vive non di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Come a dire: per provare a cogliere da che cosa dipende davvero la nostra vita, o meglio, da chi dipende.

Inizia la Quaresima

Fate attenzione – diceva un’altra volta Gesù a due fratelli che litigavano per un’eredità – tenetevi lontani da ogni volontà di possesso perché, anche se un è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede. “Per l’iniquità della sua avarizia mi sono adirato”, dice il Signore nella lettura di oggi del profeta Isaia. C’è un’avarizia nel non saper rinunciare, non voler perdere nulla, nessuna occasione, nessuna possibilità (la malattia dell’indecisione, che diventa confusione e mediocrità di vita…), nel terrore di perdere tempo.

Ecco allora la proposta quaresimale per la nostra Comunità: “Stare presso la croce di Gesù” significa “stare con” chi è in una situazione di sofferenza e dove non c’è niente “da fare”, e sembra tempo perso. Il letto di chi è malato, la casa di chi è solo, il volto e la voce di chi attraversa una sofferenza è, come sotto la croce di Gesù, un luogo difficile da abitare, e da cui si vuole fuggire il prima possibile, ma dove si possono generare nuove relazioni (“ecco tuo figlio… ecco tua madre” Gv.19,26-27).

“In un luogo eccelso io dimoro, ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati”, dice il Signore. E si chiedeva poco dopo il profeta Isaia: “Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci se tu non lo sai?”, perché digiunare, pregare, se non ottengo dal Signore ciò che mi serve? Qualche riga più avanti, oltre
la lettura di oggi, rispondeva: “Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto”.

Non so se avrei il coraggio di vivere alla lettera ciò che dice Isaia, ma mi pare già importante iniziare a ospitare e fare mio il bisogno di chi incontro, fargli spazio nei miei pensieri e nelle preghiere, stare con lui, anche solo attraverso una telefonata. Anche la proposta di raccolta di carità a favore della “Casa del fanciullo” di Betlemme vorrebbe provare a “stare con” chi vive e cresce nella Terra Santa nel modo a noi possibile, per non abituarci alla guerra, con un gesto che generi pace.

Da ultimo un piccolo spunto concreto: un modo particolare di vivere quello che veniva chiamato il “digiuno eucaristico”, di solito inteso come non mangiare nell’ora precedente alla Comunione. Potremmo oggi intenderlo così: 10 minuti prima (ma anche 5 minuti) di entrare in chiesa per la Messa spegniamo il cellulare, o per i più anziani, mettiamolo in modalità silenziosa, predisponendoci al silenzio necessario per incontrare il Signore. Per i ragazzi: mettiamo il cellulare in modalità aereo, predisponendoci alle altezze cui il Signore ci vuole portare, e soprattutto rinunciando – digiuno costosissimo! – a ogni notifica, se non quella del Signore.

Don Fabio