Un seme di speranza in Terra Santa

Padre Francesco Ielpo, delegato della Custodia di Terra Santa per l’Italia, nell’incontro tenutosi domenica 14 gennaio nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo si è soffermato sulla guerra nella Striscia di Gaza e sulle speranze di pace. Nel suo intervento è partito ricordando, con sofferenza, ciò che è avvenuto il 7 ottobre scorso, con gli attacchi dei terroristi di Hamas contro la popolazione civile israeliana. Padre Ielpo ha ricordato una raffigurazione, tra le tante che si trovano nel portico del santuario di Nazareth: Maria ha due bimbi davanti a sé, un maschio e una femmina, separati da un muro. La Madonna abbraccia entrambi. Il muro che li divide non arriva fino a terra. Sotto di esso i piccoli si tengono per mano.

Questa immagine, che faceva riferimento al dramma del Muro di Berlino che divideva in due la Germania, parla anche della Chiesa di oggi in Terra Santa. La Chiesa è l’unica, come Maria, che ha a cuore il destino dei due popoli in guerra. Non ci sarà un futuro buono solo per uno dei due popoli. Per questo, in un momento in cui tutti si muovono seguendo le logiche delle tifoserie e degli schieramenti contrapposti, la Chiesa ribadisce di volere il bene dell’una e dell’altra parte.

Il cristiano, come ha detto il Papa, non è equidistante ma equivicino ai destini dell’uno e dell’altro. “Il dolore degli altri non ci interessa”, ha detto una funzionaria israeliana a padre Ielpo, manifestandogli il proprio disappunto per la presunta freddezza dei francescani rispetto al dramma di Israele. Ma è una percezione del tutto sbagliata. La Chiesa, così come i francescani in Terra Santa, non è indifferente e distante, ma è convinta che l’unico vero atteggiamento che dà speranza è la compassione (patire con), secondo l’esempio portato da Gesù con la croce. Nel momento della crocifissione tutto lasciava pensare che ci fosse rancore da parte di Gesù, per ciò che stava avvenendo. Invece i crocifissori non erano nemici e Gesù pregò per loro, chiedendo al Padre di perdonarli. Lo stesso fece Stefano, martirizzato, preoccupandosi dei propri persecutori.

Padre Ielpo ha voluto ricordare anche l’importanza della giustizia riparativa che, dopo un percorso difficile e complesso, porta a far incontrare vittime e carnefici, andando oltre il diritto. “Se c’è una speranza – ha detto padre Ielpo – è che i cristiani, che in quelle terre sono una minoranza del tutto irrilevante come potere, riescano ad essere un piccolo seme che fa germogliare una nuova prospettiva. Se c’è un compito della Chiesa in Terra Santa è proprio questo. Anche noi qui possiamo coltivare quello che appare come lo strumento più inutile contro la guerra, ma che invece è il più efficace: la preghiera.